Spesso mi capita di confrontarmi con colleghi sviluppatori dipendenti che mi domandano come vada la mia vita lavorativa ora che sono un libero professionista. Il pensiero principe di tanti programmatori che lavorano alle dipendenze di aziende più o meno affermate, è quello immaginare il freelance come un tuttofare che non ha tempo di mettere le “mani in pasta” e che deve rapportarsi con un sacco di criticità e complessità che vengono assorbite dalla struttura aziendale.
Questo spaventa e scoraggia tanti sviluppatori che hanno l’esperienza e le skills necessarie per aprire una propria attività e non nego che dal mio punto di vista la raffigurazione precedente non è del tutto errata.

Riporto quindi un elenco di pro e contro del lavoro da freelance prima di approfondire meglio il mio pensiero.
PRO:
– Maggiore libertà nella scelta di tecnologie da adottare e dei progetti da sviluppare (decidi in prima persona come sviluppare una determinata feature o un progetto senza la supervisione di un’altra persona, che sia essa un tecnico o meno)
– Maggiore flessibilità nell’orario lavorativo (sempre se non si lavora in sede da clienti applicandosi ai loro orari)
– Possibilità di lavorare da remoto (non sempre in azienda è data la possibilità di farlo)

CONTRO:
– Maggior numero di mansioni (il freelance deve occuparsi di gestire il cliente, raccogliere i requisiti dal cliente, gestire le scadenze, produrre le fatture)
– Maggior responsabilità (il freelance è responsabile del lavoro che fa e del risultato che ottiene, il dipendente deve risponderne al proprio datore di lavoro o superiore tuttavia deve “solamente” sviluppare e risolvere i problemi proposti, non deve occuparsi di tutta la filiera)
– Incertezza economica (in un primo momento il freelance non ha la sicurezza che un lavoratore dipendente può avere a fronte di un contratto a tempo determinato o indeterminato e la ricezione del salario pattuito con il datore di lavoro, non c’è mutua o ferie)

Io credo che finchè non si provano entrambe le situazioni non si può avere un punto di vista informato e consapevole. Questo perchè siamo tutti diversi e dinamiche che possono essere ottimali e stimolanti per una persona possono essere fastidiose e logoranti per un’altra.
Non c’è una strada giusta o sbagliata, una strada in cui si guadagni meno o di più, una strada più o meno stressante. La risposta è DIPENDE.
Inoltre i vari PRO e CONTRO citati in precedenza sono molto laschi, perchè dipendono da come il freelance organizza il suo lavoro (lavora a progetto o fa consulenza, sviluppa un prodotto o offre un servizio, …) così come dipendono dai comportamenti dell’azienda per cui si lavora.
Non voglio sicuramente generalizzare in questo articolo e parlare di gestioni più o meno virtuose e di ambienti di lavoro più o meno stimolanti e felici, tuttavia se c’è una cosa che ho imparato da quando lavoro in proprio è che la sfera imprenditoriale e quella tecnica difficilmente vanno a braccetto.
E’ molto complesso equilibrare lo studio di nuove tecnologie e/o la ricerca di nuove soluzioni tecniche e la vendita di consulenze e servizi o prodotti.
Credo che sia ancor più complesso far quadrare questi due mondi quando le persone che devono prendere decisioni sono diverse e magari la sfera imprenditoriale è curata da una persona che non ha un background tecnico. Si perchè, almeno per il mio modo di vedere lo sviluppo software, uno sviluppatore dovrebbe sempre essere in cerca di una soluzione efficace ed efficiente ma anche essere stimolato a creare e scoprire. Altrimenti la sua professione si “riduce” alla mera esecuzione di compiti e risoluzione di bugs. Per uno sviluppatore dover fare sempre le stesse cose con le stesse tecnologie, e magari dovendo rinunciare alla qualità del codice che scrive per rispettare delle scadenze imposte dall’alto è frustrante (o almeno per quella classe di sviluppatori che possono definirsi tali e che non sono semplicemente degli operatori in attesa mese per mese del loro stipendio e basta).
Personalmente non tornerei mai alle dipendenze di un’azienda. Questo per mie esperienze passate ma anche per il fatto che sono molto più sereno nel sapere dove inizia e dove finisce il mio carico di lavoro e nel potermi gestire determinate problematiche anche potendo rispondere con un secco e perentorio NO difronte a richieste senza senso o che avrebbero un effort che non giustificherebbe il risultato finale. Certo, per iniziare un percorso in autonomia serve prima aver acquisito un’esperienza adeguata ed aver imparato il lavoro. Sconsiglio fortemente di intraprendere un percorso in solitaria senza i mezzi adeguati a chi è ancora “giovane” lavorativamente parlando, di contro chi ha le capacità e l’esperienza necessaria a mio avviso dovrebbe perendere in considerazione anche questa opportunità.